venerdì 23 dicembre 2011

Dolce recupero delle Mie redini


Mi sfilo tanti perchè, come fossero dei vestiti leggeri, strati di lino infinito, uno sopra l'altro.
La mia è una battaglia bianca,perchè la mia è un anima che non sa aggredire, trasparente, perchè se lo si vuole,posso anche sbiadire nella sostanza, e perdere forma nei pensieri di chi non osa continuare a guardarmi.
Rosa,nelle viscere, nelle idee, nelle curve sui miei fianchi.
Indaco come la spiccata immaginazione che mi canta dentro.Questa è la mia lotta contro quelle architetture mentali che strappano la luce dagli occhi del presente.

Io di rimpianti non ne voglio. Non voglio guardarmi indietro e sentirmi incompleta e immaginarmi completa con un pezzo lasciato in un luogo dove ero già stata.Lo so, questa vita così strana a volte può indurci a tornare sui nostri passi, a volte si, ce lo permettiamo, ma sembra che la cosa stoni con quella che è la mia melodia,da qualsiasi emozione io provenga, non è da me precludermi qualcosa che può arricchirmi.Ma soprattutto non è da me fermare il cuore in corsa, per la paura di mettermi in gioco, in un mondo nuovo, esplorando due occhi diversi, respirando un 'altro profumo.
Allora va bene, metto dinuovo un punto.Salto dinuovo un paragrafo.Compro un' agenda di Klimt, per l'anno nuovo.
Trattengo il vecchio Bello,le cicale di quest'estate e quella notte Aquilana tanto deserta quanto tenera del mio ultimo novembre.
Io sono come le foglie,e lo so, devo migliorare, devo imparare a fluttuare nell'aria rimanendo aggrappata al mio ramo.
Io sono il centro di me, devo essere il mio buon'umore,la mia energia, il mio splendore. E perchè no, se la sana malinconia mi scolorisce, sarò il pennarello che mi riaccende.
Ho solo 20 anni. Se son stata scossa dalle comete, è perchè non potevo imparare ad amarmi se non così. Con le mie piccole esplosioni.

Ho catturato scintille di zucchero che hanno saputo di mare e di neve.Hanno animato il mio cielo in due istanti, quel tanto che bastasse per chiudere gli occhi e riaprirli.
Ma nel mezzo, a metà fra il buio e le ciglia che si rialzavano, ho avuto il mio sorriso perfetto.

e Poi, bo.Ho sempre pensato che l'amore potesse farmi tanto bella, ma in fondo, che cos'è l'amore se non l'opportunità per riflettere un bello che già c'è,nato dalle nostre meraviglie con tutto il loro corredo di debolezze.
Il piacere invisibile più grande che possa abbracciare, è quello di sentirmi Me, di ritrovarmi se mi perdo, di esser la mia ombra per seguirmi mentre cresco.

martedì 1 novembre 2011

Lettera mai scritta.



Ora ho anche io un mondo nel cuore che non so esprimere.
E' stato un salto che non potevo rimandare.Mi avete letta, mi sono letta mettendo insieme immagini pastello che raccontassero il passaggio tremolante del mio corpo su quel filo,quando quella che chiamavo realtà,subiva un po' troppo il profumo e il sogno di quello che viveva nella mia testa, sotto i capelli.
Tutto aveva quel sapore lì, quel sapore di immaginazione,di panna e mirtilli, poi di arancia amara, quando le aspettative venivano deluse da chi però non mi aveva dato niente, ma solo lasciata intendere.Me la ricordo quella soglia,erò lì in punta di piedi,sapevo già che sarei stata bene oltre quella porta,pensavo bene di quei posti a priori, perchè ne avevo percepito il bello ma senza che mi fosse stato mostrato.Qualche proiezione di troppo.Troppo cielo, tante piccole cadute per terra.
Eppure era più facile. Era più facile vedermi pallida con quelle lacrime.Cadevano per chi non esisteva, per chi nonostante tutto quanto non mi aveva ancora fatta entrare,ero ancora nel mio angolo di mondo, mi scoprivo, mi affrontavo, ma non affrontavo me e il resto, me e l'altro.
Poi, così naturalmente travolta, capì che era arrivato il mio momento.
Per qualche strano scherzo del destino sei arrivato tu, in quell'agosto mai stato così felice, come me, che non lo ero mai stata.Ti avevo trovato,mi faceva sorridere pensare al tuo nome quando mi tenevo sospesa su quei pensieri morbidi, era così piacevole sentirne il suono nella mia testa.Tornavo in quella piccola stanza della mia casa al mare, e fissando quel letto a castello ripensavo alla mia stupida dichiarazione, a quanto potessi essere stata buffa e impacciata,mentre tu eri lassù, curioso di sentirti dire quello che volevi che io ti dicessi, quello che mi avevi strappato dal petto, quelle parole a cui mi hai portato da prima che ci conoscessimo.E quei giorni, quelli che vennero dopo, quelli dei segreti, quelli in cui Arianna ha provato le sue prime vere emozioni, non erano di carta velina color pastello, nè di ovatta, non avevano il profumo dei fiori, erano semplicemente reali e io con loro per la prima volta abbandonavo la mia gabbia dorata.
Sei stato il mio primo passo qui fuori.
Ci siamo nascosti,ci siamo abbracciati senza difese, ancora senza barriere,in quel momento pensavo che se solo avessi vissuto qualcosa in più di te, in quel momento ti avrei amato, avrei preso te e il tuo dolore,avrei fatto mio anche quello.
C'erano le braccia intrecciate che da un letto all'altro mi riscaldavano il cuore e il corpo, c'era il tuo battito accellerato, il tuo primo dettaglio che ho imparato.Poi la buonanotte al buio, nella stessa stanza.
L'estate non mi aveva ancora portato via quello sguardo selvaggio,quegli occhi limpidi, distesi,verdi.Ti facevano più grande.
Sembravi più grande, sembravi più grande di me per quello che la vita ti aveva tolto, io volevo imparare da te tutto quello che avevi dovuto imparare da solo, mentre io ero stata più fortunata.Ma questo alla lunga mi ha fatto mettere da parte per concederti tutto, anche di abbandonarmi.Il ritorno a casa carico di entusiasmo.Tu ci saresti stato anche dopo, contrariamente alla spietata legge di settembre che divide.
Eppure te ne stavi andando anche tu, così leggero fisicamente,così pesante ciò che vive nella tua testa.
Ho assistito come la più triste osservatrice al lavoro mentale che stavi mettendo in atto per distruggere qualcosa di cui avevi paura. Faccio così tanta fatica a ripetermelo, ogni mattina, ogni notte.Non mi lasci mai, sei qui che mi logori.Sei ovunque io sia.
Sei stato tre mesi della mia vita e oggi che è nato un nuovo novembre non sento passare questo calore che sembra scoppiare da un momento all'altro.Ho una nova nel petto.Implodo con lei rifugiandomi in quella che chiamano Ridimensione.Ma tutto questo non ha forma nè dimensione,straripa, sradica,invade e trascina via con se. Eppure mi dicono, posso farlo entrare da qualche parte, posso arrotondarne gli angoli, posso dare il permesso ai tuoi errori di oscurare le cose belle, così che pesino più di queste ultime.
Mi hai lasciato sola.Hai lasciato che il potere di qualche convinzione ci uccidesse per quello che eravamo, piccoli e fragili.Belli, primitivi. Hai preso il peggio di me, me lo hai tirato fuori coscientemente anche se non lo sai. Mi hai graffiata tutta, mi hai costretta a separarmi da te senza che tu mi avessi ancora vista.Non mi hai mai letta,mai ascoltata davvero come io ho ascoltato te,mi hai sentita cantare senza che ti entrassi dentro, con te non ho più sentito il suono della mia voce, e quella interiore, l'unica che non poteva tradirmi, si confondeva con la tua.
Io mi sono persa come te,ho assorbito quello che mi hai inniettato.Ho assaggiato la tua confusione e picchiato la mia chiarezza.

Ma la cosa più triste e dolorosa è che non poteva andare altrimenti, perchè non hai voluto ricevere,perchè studiare i meccanismi freudiani di difesa all'università non ti insegna certamente a debellarli nella tua vita, soprattutto se non sono i tuoi ma di chi ti sta vicino.
E' così dura accettare qualcosa che non appartiene al mio essere, come la paura difronte ai sentimenti, la paura di farmi male non ha mai ferito qualcun'altro. E' toccato a me,rifiutata a priori,mai vissuta come avrei voluto facessi e chissà, forse mai rimpianta
Puoi sentire la nostalgia di qualcosa che non hai conosciuto davvero?..Vorrei che tutto quello che mi hai ispirato, tutto quello che ho dato non andasse distrutto, vorrei che un giorno, che un' estate, che la pioggia, che su un treno, ritornando a casa o partendo, ritrovando per caso il mio libro di Kundera con le frasi che ho sottolineato.. io ti mancassi.
Ma oggi sono qui a chiedermi cosa mi rimanga di te, cosa devo e non devo lasciare andare, sono qui a desiderare che il tempo passi in fretta, che tu possa crescere e affrontare te stesso sciogliendo le maschere che indossi,riconoscendo la colpevolezza di tuo padre per averti abbandonato, ricoprendoti di una rabbia incandescente, la rabbia che ti serve per riuscirlo a perdonare. Brucio qui dentro, sento il mio singhiozzo,lascio cadere quella lacrima nera di trucco, non la ostacolo, perchè si, è doloroso per me sapere di non poterti aiutare in questo.Lì basterai tu,quando vorrai rivendicare l'amore per la vita.Non ci saranno più i sogni di un padre suicida da dover realizzare, non ci saranno più i suoi libri, i suoi pensieri, la sua malattia.Ci sarai tu, senza sovrapporti a nient'altro, tu e le tue ferite,tu e le tue possibilità.
Io vorrei questo per te, vorrei essere la prima e l'ultima persona che soffrirà a causa della lettura povera che hai del mondo, spacciata per razionale quando non è che cemento, petrolio mentale.Lo stesso che mi ha reso invisibile ai tuoi occhi, mai come ora.
Ora che ho deciso di separarmi totalmente da te, sento che non capirai mai quanto mi costa, quanto sforzo mi richieda, penserai che per me sia più facile porre fine al dolore tagliando il filo di leggera appartenenza che ci ha legato,come se io abbia scelto di cancellarti per ricominciare a vivere, come se volessi dimenticare quello che mi fa soffrire.
Ma è ben lontano tutto questo, sei una ferita ormai.Comunque permani.
Smetterai di gettare sangue, ti attenuerai ma rimarrai.
Sei la mia cicatrice, sei parte della mia storia.
Il mio soffrire a senso unico,un battito interrotto, l'ultimo bacio, la mia crescita.
Spero di averti lasciato una traccia,qualcosa che un giorno ti possa ricondurre anche solo per un istante al noi che ci hai negato, all'addio che ora mi imponi, all'abbraccio che mi hai rimandato indietro.

giovedì 2 giugno 2011

Manifestarsi.


Stasera ne avevo voglia.
Avevo voglia di rivedermi qui, mentre scrivo con le gambe incrociate e gli occhi stanchi.
Cena dietetica portata a termine,studio più o meno considerato,disordine mentale e spaziale, nella testa e in camera.Per la prima volta sto aprendo quel grande coperchio che ha nascosto goffamente per anni qualche segreto di troppo..
Il miei segreti.
Di alcuni davvero, ignoravo la presenza.Mi piace chiamarli così, è un rumore quasi piacevole.Il velo che li riveste è l'unica cosa bella che possa attribuirgli.

Ieri, sembrava un giorno come un altro, marmellata di fragole, pennarelli sui libri per fissare concetti in mente,prenotarsi all'esame, uscire con le chiavi di casa chiuse in mano.
La psicologia è stata illuminante, per questo non potevo scegliermi un futuro più azzeccato.Perfetto, come il tassello del puzzle e lo spazio da riempire.
Ma stavolta non sono io ad osservare, non sono io a stringere gli occhi per cercare di interpretare e dare un nome al colore che le persone lasciano dietro di loro.
Sono io.Io che rivelo la mia combinazione a qualcuno per riuscire a capire che colore abbia.

Più o meno. Un Rosa antico. Un tono che puoi notare esclusivamente per qualche strano scherzo del destino.
Te ne accorgi, ma solo perchè non ho ancora avuto il tempo di nascondermi.
La prossima volta sarai prevedibile e a me verrà facile fuggire e a te altrettanto,dimenticare di esserti mai accorto di una ragazza che non si lascia avvicinare.
Il perchè, è una di quelle domande a cui seguiranno risposte che regaleranno un senso.
Si, questa è la parola giusta.

Un tono tenue il suo, quasi anacronistico.
Si è così tanto abituata a questo suo profumo che non si confonde con nessun'altro,a quella fragranza che si adatta al sogno e stona con le note di un pentagramma reale,che non riesce uscire dall'immagine incantata di se stessa,quella che ha imparato.
Non riesce a ricevere i complimenti e accettarli significa crederci,catturarli prima che rimangano a galleggiare in superficie, come se non le dovessero appartenere.
Lei può immaginare tutto,tranne che far posto a qualcun'altro nella sua vita
Qualcuno che La viva.
Che voglia Lei,Lei che sembra adeguata solo per se stessa.
Forse vuole tenersi tutta per sè, ma non è quello che desidera.
Abbassa lo sguardo, ma in realtà vorrebbe riuscire a sostenere quello di chi la sta guardando;
E proprio lì, come su un viso di ceramica,gli occhi non parlano più, scendono i capelli, nasce il confine invisibile.Quello che percepisci nonostante sia povero di contorni.
Anche se si accorgesse di avere uno spillo nelle sue tasche, quella bolla non la bucherebbe.
Ci penserebbe solo a mente fredda, quando è cambiato l'atto.

Assomiglia ad un'attrice di terza categoria, che per puro caso sono costrette a lasciare le quinte, ad improvvisare sul momento la parte della protagonista.Più bella, più sicura, perchè si manifesta.
Così..Credo di aver combinato davvero un bel guaio,avrei dovuto prendere sul serio il pericolo della gabbia dorata.


Mi faccio tante promesse, e altrettante devono essere le occasioni in cui dovrò mantenerle.

Basterebbe che mi rimpicciolissi come Alice, e che nel calore del palmo di una mano,riuscissi a trovare il coraggio di scivolare dalle dita e a regalare un po' di me, alzando di qualche centimetro il viso e spostando una ciocca dietro l'orecchio
Ma tutto questo devo farlo qui, con la mia statura, sbrinando questo groviglio un tantino gelato, con il tepore che proviene da me.


mercoledì 11 maggio 2011

Fragile, quel soffio appeso ai margini di questo cielo.


Non so neanche come iniziarlo questo post.So solo che ho voglia di scrivere e cercare di mettere insieme ogni pezzettino, ogni ritaglio,anche il più scarabocchiato di quello che sento qui dentro. Sembra che neanche io stavolta sia in grado di leggermi,e questo è capitato proprio a me, che vivo ogni giorno per decodificare il mondo e il cuore degli altri.Vivo nell'Aria, come il mio nome, come i centimetri di cielo su cui amo sospendermi, abbracciata stretta a quest'immagine di me imperfetta che alle volte si protende, altre, si nasconde.
Io mi sto nascondendo e non riesco ad evitarlo.Una parte di me ha sempre desiderato questo momento, finalmente delle difese, delle barriere che non lasciano entrare nulla che possa far male. Preferisco immaginare, piuttosto che mostrarmi per quello che sono. E questo mi fa sentire così poco coraggiosa.
Mi vedo correre,lasciare traccie, mi vedo camminare svelta, salire sul treno, mi vedo svanire quando riesco a confondermi tra la gente.E' delicata la linea che mi divide dal resto, i colori, il vento della mattina presto,la musica che ascolto quando esco dalla stazione sembra adattarsi perfettamente a tutto quello che mi respira intorno.Il tempo sembra fermarsi, come del resto faccio anche io.I pensieri mi coccolano, come mi coccola quel sapore malinconico di quando appoggiata al finestrino mi lascio distogliere dalla velocità degli alberi che mi scorrono davanti agli occhi fino a quando,sulla strada di casa ritrovo il disordine lasciato la sera prima. Nella mia stanza, tazze di caffè, resti dei miei piccoli eccessi, i colori delle candele che accendo a seconda dei miei stati d'animo.Ci sono le mie poesie preferite, le riconosco dalle pagine più stropicciate,i tacchi, che ancora devo imparare a portare,le penne speciali di cui centellino l'inchiostro,regalate da persone speciali.Le mie foto che a volte riescono a raccontare quello che non sono in grado di dire.Ci sono tante cose qui dentro,le tengo al sicuro, come faccio con me, per la paura di portarle fuori e di portarmi fuori.
La mia è una gabbia dorata, dove azzardo i sogni più belli.C'è una canzone che sembra sia stata scritta apposta per me:[ Dai petali scivoli tu, che attenta ti osservi ma non ti comprendi,lascia che ti accolga tra le mie braccia e la tua libertà, brucia le ali e fai parte di me, rinuncia a te stessa e fai parte di me"]Così canta Malika alla fata che è dentro di lei,che somiglia molto anche alla mia.Quel giardino la fa sentire al sicuro,protetta,fino'ora solo vittima dei castelli di cristallo che lei stessa ha costruito e ha visto infrangersi, ma nonostante questo, nonostante i frammenti che ha dovuto rimettere insieme,le sofferenze reali la spaventano ancora di più.Lei come me, ha paura di lasciare quel mondo, anche se fosse solo per un' istante.

domenica 2 gennaio 2011

Il nuovo diario.


Voglio tornare a scrivere con la penna,sula carta che piace a me.
Forse questo sarà il mio ultimo pensiero lasciato così,impresso ma senza che io possa toccarlo.
Di solito quando comincia un nuovo anno,viene quasi spontaneo prendere coraggio e decidere di rinnovarsi, chiudere in una scatola di ricordi i vecchi vestiti di quello che siamo stati, delle stanze che abbiamo lasciato, delle porte che ci hanno sbattuto sulle guance, come lo schiaffo che ricevevi da bambino.
Quest'anno è stato importante, come lo sono stati tutti gli altri da quando ho iniziato a osservare la mia vita come se stessi scrivendo un libro dalla copertina blu.
Blu perchè mi piace pensare che le possibilità per migliorare e per rimediare siano infinite, come sembra il mare, come sembra il cielo.
Ho imparato ad amare quando le persone mi chiamano Aria,riempire i polmoni e il cuore allo stesso tempo.Ho imparato che sentirsi Aria a volte mi fa mancare il fiato, che a volte vorresti quelle stesse parole anche per te, quella stessa melodia anche per te.Essere guardata come io guardo, essere letta e decifrata.Essere svelata come mi vengono svelati i lati oscuri e la neve racchiusa nelle persone che incontro.Peccato che non abbia uno specchio che sappia trattarmi come io tratto il mondo, lo chiamo così.. anche se ne è solo una piccola parte, anche se è solo la mia piccola sponda.
Ultimamente non riesco a farlo così facilmente e sono poche le cose che mi nutrono se non il sogno di vedermi lì i quel luogo, in quel modo, con quello sguardo.
Quest'anno ho fatto un buon lavoro credo.
Ho costruito una porta rossa per entrare e uscire dal mio posto preferito.
E a pensarci questo ha creato tanto scompiglio.
C'è chi si è avvicinato lentamente e si è voltato, chi voleva rimanere solo sull'uscio insieme a me,chi mi ha desiderato solo a metà.
E' stato un anno di "solo".
Come quando scarti un regalo, il tempo di togliere la carta e dentro non trovi quello che aspettavi se non qualche biglietto da visita,un appuntamento, un invito a uscire che ti fa passare la voglia di farlo o qualche ora di spensieratezza senza nessun dopo.
E poi..Ma desideravo davvero quel dopo?A volte ti convinci che i tuoi fiori preferiti siano altri, dimentichi che non fa per te chi è povero di sogni, chi perde i giorni, chi non ti guarda come dovrebbe, per non affezionarsi troppo.Chi sceglie le vie più facili per tenere il controllo, chi ha paura di perderlo quando trova davanti a se qualcosa di diverso.Qualcosa che ha semplicemente forma e sostanza.
Bizzarro è come crediamo di rifletterci nelle azioni degli altri,sembriamo combaciare per qualche assurdo scherzo creato da noi, e poi il pezzo sbagliato.Quello che guardi e lasci sul tavolo.Eppure non sei stata tu a metterti lì a disposizione, almeno non te ne sei resa conto.Magari stavi pensando a tutt'altro e invece arriva qualcuno che ti riporta alla confusione di partenza.Questo perchè facevi finta di star bene da sola.
Ci sentiamo sfiorati di sfuggita, quasi per sbaglio, ci sentiamo oggetti che servono al momento, come il vetro freddo quando si è accaldati,ci sentiamo giardini non abbastanza belli per ospitare qualcuno e quindi, soglie.
Ci sentiamo carne,corpo per un altro corpo e nulla più.Divisi a metà.
Non c'era nulla di sbagliato se non gli incastri.

E oggi,penso che valga la pena sentirsi speciali, sempre, anche quando riempi i vuoti con i cioccolatini di Natale e ti senti in colpa per della pancetta in più, anche quando i capelli appena lavati ti stanno malissimo, quando non hai voglia di alzarti dal divano mentre sei perfettamente entrata nel mondo di Jane Austen e nei suoi vestititi, non hai voglia di uscirne, non hai voglia dei jeans.
Non hai voglia di pensare che hai detto ad un idiota" sai, mi piaci,e ripensi all' incantevole dichiarazione di Darcy, a una mano sfiorata che ha già pronunciato tutto, ai tempi in cui conquistare sapeva di dolce e difficile.
Torni fastidiosamente alla realtà, buffamente corrucciata, e rivedi Bridget Jones,una mia versione inglese che cammina su Tower Bridge.Quel giorno ha fumato meno, anche se il sesso era pari a 0 stelline, quel giorno era bella, bella per lei,bella con la sua vita incasinata. Ti rendi conto così, anche se ci è voluto un bel po', che forse devi aprire quel canale solo a chi possiede le coordinate per orientarsi dalle tue parti.
Ma questa non è Londra.E questo posto ha poco da offrirmi, almeno ora.
Profumi e colori nuovi, non mi serve altro per non avere la sensazione di mimetizzarmi a qualcosa che non mi somiglia.
E' il secondo giorno del nuovo anno,quasi non sento il bisogno di essere tanto diversa, non voglio perdere la sensazione di aver fatto così e così anche quando ho fatto bene, i complimenti quasi mi stupiscono, quasi non ci credo, ma è più bello.Stupirmi e stupire, sono due cose che amo molto, non c'è nulla di già scritto e di pensato,il momento in cui scopri che quello che eri convinta fosse vero, non lo è, che quello che pensavi non è reale, che a quello in cui credevi,non ci credevi, questo è presente.
Se fossi sicura di quello che faccio la maggior parte delle volte, non sarei io.
Credo di aver imparato tanto, senza saperlo.
Abbastanza per sentire il bisogno di evadere senza fuggire ma per imparare ancora, per cambiare e lasciare che le cose cambino insieme a me, per viaggiare con lo zaino e con quello che mi fa toc toc dentro.
Stanotte faccio finta di non sentirmi così disincatata, poggio sulla sedia la mia dose di cinismo.Su di me ha un'aspetto davvero orrido,come un maglione marrone sui pantaloni Fucsia, come se fosse il coniglio a rincorrere Alice, ma ogni tanto è la protezione più economica da trovare. E'da un po' che provo a tutelarmi e non importa quanto alto sia il rischio di arrugginirmi. Ma costruire una staccionata intorno a noi non è una mossa sbagliata,è importante segnare i propri confini,mi fa sentire preziosa e poco accessibile.E mi rendo conto che il fascino dei segreti è proprio quello dell'incertezza,del tenermi un po' oscurata. Svelarsi è come concedere una libertà, è come acconsentire a un "permesso"? Abozzare un sorriso a chi non chiede di aprirgli la porta, ma a chi si prensenta lì e basta, davanti a te, senza che tu abbia cercato nulla, senza che tu voglia convincere qualcuno e pubblicizzarti, senza cercare di riassumerti maldestramente in un secondo dando di te un'idea sbagliata.
Non voglio cancellare niente di quest'anno.Posso solo mettere un punto e cominciare un nuovo diario.

sabato 27 novembre 2010

Distratta.


Ero nella mia stanza.
E' ora di uscire dalle coperte calde,è ora di guardarsi per estendere il bello di quello che si ha dentro anche fuori.Nella mia stanza si possono trovare e nascodere tante cose blu.Ci sono piume,si sparge il profumo sui libri lasciati aperti, i vestiti del giorno prima riempiono la sedia.
A volte penso, che quello che potrebbe essere chiamato disordine è molto di più, guardo quel maglione grigio e quei jeans e ci vedo l'emozione di ieri, il freddo, la pioggia, le canzoni ascoltate ieri.
Mi piace scegliere di lasciare tutto così, perchè amo affezionarmi alle sensazioni belle dei giorni precedenti.Magari perchè questa è una vita diversa.
Il buio di quando esco e rientro a casa mi lascia accesa.
Il treno e le montagne piene di neve che camminano veocemente quando mi appoggio al finestrino mi rendono il diritto che ho sempre rivendicato, quello per cui il motore degli eventi ha portato a rendermi come sono ora,quel mondo zuccherato che mi rende Diversa.
Oggi questa parola mi fa meno paura, parto da qui, forse perchè credo che sia la mia prima vera conquista.
Ultimamente sembra che si avvicinino le persone giuste, quelle che non c'è bisogno di andare a scegliere nelle matasse, quelle che io non devo cercare.
Mi lasciano qualcosa di loro, senza chiederlo e i miei vuoti piano piano si colmano. E' vero,non mi sento mai soddisfatta pienamente di ciò che sono e forse è un bene, perchè solo così sono spinta ad un nuovo passo, ad un altro gradino scosceso.
A volte commetto lo sbaglio di chiedermi quanto manchi al pianerottolo e così per salire un gradino impiego il tempo che strapperei per salirne cinque.Sbuffo, mi spettino.
Poi c'è sempre qualcosa che mi rimette in riga, per fortuna,perchè non vorrei perdermi per nulla al mondo la sensazione di arrivare senza essermene accorta.Così dimentico tutto, la fatica, addirittura il bruciore.
Capire gli altri mi aiuta in quest'impresa, vedo la paura di prendere delle decisioni, vedo mani che coprono gli occhi, e occhi che vedono poco.A volte mi sembra di intravedere il deserto in certe persone, possibile che abbiano lasciato seccare tutto?Nessun fiore ha fatto sentire degno quel giardino o qualcosa ha riservato a quelle foglie solo un'inverno freddo e improvviso,senza un autunno gentile che le facesse volare per aiutarle ad abbracciare la terra.
Mi chiedo, sarò in grado?
Sarò in grado di smantellare tutto questo catrame per l'anima?
Scelgo di riuscirci, nel mio piccolo, nell'intimo di ciò che mi porto dietro alle spalle e mi rendo conto che non potevo scegliere per me qualcosa che non mi comportasse della responsabilità.
Sembra quasi che sia finito il tempo dei compromessi esagerati, delle armonie pensate e dei pianoforti scordati che alla fine mi sono ritrovata.
Il pensiero di essere speciale mi pizzica, perchè mi sale il timore di cadere nella presunzione, nell'auotcelebrazione.
Ma nulla di tutto questo mi somiglia. Ho sempre fatto scivolare l'evidenziatore sui miei difetti, su quello che non ero, su quello che potevo fare e non.E invece oggi non faccio distinzioni, prendo il meglio di me e trasformo quello che ancora non è uscito fuori, scambio i colori scuri con quelli più accesi,mi taglio i capelli, mi metto lo smalto sulle unghie che non mangio più,e tutto quello che prima poteva somigliare al rumore della parola inferiore,è il particolare, è quel patrimonio di oggetti porta fortuna che distinguono una persona dall'altra.
E la mattina presto, mentre vado all'università, mi piace portare il cappotto rosso, infilare le mani in tasca, aspettare che quegli occhi si posino su di me e mi fissino, come faccio con loro.
Mi piace fare parte di quel tipo di donna che nota quello che per molte sarebbe meno di niente.
In quel momento sono felice,posso prendermi lo sfizio di un piacere senza rubarlo a nessun'altro.
Quelle mattine mi sento osservata con una dolcezza che mi era sembrata perduta,e lì dietro, ho paura ad ammetterlo, a pensarlo, ad immaginarlo, ma vedo qualcosa che mi somiglia come mai mi era successo.
Non è che un appuntamento fisso con la tenerezza;
Con una neve che non gela;
Con fantasie che prendono il sopravvento sul presente.
Diventa un incontro che mi addomestica, perchè non guarda indietro e mai avanti.
E' solo lì, in quel momento, in quel minuto, è per me.Solo per me.

lunedì 8 novembre 2010

J'Entends Siffler Le Train .

Sento ancora il frastuono delle stazioni, il rumore dei binari che si investono, i colori e le espressioni frettolose della gente.
Passi svelti, tutto è così veloce, dal finestrino, solo pochi frammenti di una strada in corsa. Non c'è istante in cui non debba scegliere una direzione.
Salgo su quel treno,solo ronzii, bisbigli, sospiri. In quei fiumi di parole, di biglietti in tasca, di borse piene di appunti, di sbadigli, c'è tempo anche per il mio silenzio. In quel momento, dimentico di dover dimostrare a me stessa o a qualcuno,quello che sono.
Non ho voglia di parlare,non sento neanche la mia voce, quasi non mi vedo.
Magari ho qualche bottone fuori posto, i capelli arruffati, il rimmel che mi macchia le palpebre.I miei quaderni sono disordinati e fuggono dalla borsa, le penne si perdono. Mi estraneo, me ne vado.
Comincio a fare la cosa che preferisco, osservo, entro,sfioro anche solo con le ciglia, quelle nuvole di particolari che esplodono dagli sguardi.
Non me ne approprio mai, a volte sento di non averne il diritto, guardo per ricordare, per ispirarmi, per catturare senza derubare.
E' la mia musica preferita. E' il mondo, come gelato variegato.
Ognuno di loro decide di inziare un nuovo giorno, ognuno di loro avrà cambiato i suoi programmi per quella giornata, avrà rispettato un appuntamento importante, o forse l'avrà disdetto all'ultimo.Qualcuno dovrà sostenere un 'esame e avrebbe voglia di scappare ovunque pur di non scendere a quella fermata, qualcun' altro tiene sulle ginocchia lo zaino di scuola.
I bambini hanno gli occhi stropicciati, come me.
Gli adulti, sono preoccupati perchè pensano in fretta. Ma è lì che può ancora cambiare tutto. La giornata sarà anche inziata male, forse non c'è neanche il sole, ma una pioggia battente, come quella di stamattina. Eppure sento che tutto può cambiare, che si può sorridere anche se si saltano le pozzanghere, che posso almeno per una volta confondermi tra la gente, senza il desiderio di distinguermi.
E mi imbarazzo, se qualcuno si accorge di me. Divento improvvisamente, fragile. La mia curiosità si ghiaccia. Finisco per guardarmi anche'io.
Mi rifletto sul finestrino e vedo dietro di me, l'ombra di uno mondo pieno di cose. E a volte ne sento il peso, altre non saprei come farne a meno.Altre ancora mi sembra un qualcosa in più che paradossalmente non è abbastanza. Poi però, mi accorgo che i contorni di quel mondo, così tondo e irregolare, si adattano perfettamente ai miei, che i sogni si incastrano con la paura.
Ma quella porta si apre, la bolla si rompe. Torna a fruire il rumore,e quasi mi scappa un sorriso, perchè nonostante mi conosca a memoria, come una poesia riletta per anni in cui ci sono sempre parole che aquistano un potere diverso, che svelano un altro segreto,ho una nuova strada da attraversare, per cercare di far venire meno quella stessa paura.
In fondo, scesa dal treno, non riesco più a desiderare di rimanere invisibile. Rivendico i colori e quel mio strano atteggiamento, quando alzo gli occhi e rispondo da sola alle mie domande.


....Ah che personaggio, mano infilata in tasca; Arriva dondolando con fare indolente; Lei, conosce bene tutti i suoi turbamenti, le cadute in verticale, i suoi cambiamenti.Quando pensa, lei non pensa che a quell'istante, piange e sorride contemporaneamente... (Personaggio_ Patrizia Laquidara.)