domenica 16 novembre 2008

Mandorle e Bonsai



" Ho fatto i miei conti e ho scoperto che non possiedo di più"Carmen canta e mette a nudo le sue fragilità , le sue paure, le sue sconfitte che l'hanno resa una meravigliosa donna da una dolce emotiva compostezza. Carmen non riesce a placare il suo tormento, interpreta i suoi sentimenti racchiudendoli in parole impegnate, incantate che profumano di poesia,che animano il cuori di personaggi che masticano mandorle, che rincorrono l'amore rapito dall'oltretomba, che si inebriano di un essenza segreta.Carmen conversa con la sua vanità,abbandona dolorosamente un amore povero, Carmen ha il coraggio di provare quello che sente senza stringere i denti sorridendo,la profondità dei suoi occhi neri non nasconde ipocrisia, conosce la voce dei desideri che viaggiano disordinatamente nella sua testa, così li acarezza e li veste di un colore meravigliosamente francese.Carmen é anche quella donna che nonostante senta le lacrime inciderle il volto, pronuncia un addio feroce,che combina frammenti di emozioni in inversioni di parole, credendo fermamente in lei, in qualcun altro,nell'arte che salva le anime tormentate modellandone dolcemente una mancanza, che condurrà alla ricerca più bella, se pur dolorosa, ad un segreto svelato.E tutto quel dolore, quel tremolio che ripetutamente frustrava il cuore,sarà stato solo l'unico mezzo avuto a disposizione, per conoscere,per vedere e sentire quanto può rendere felici, la sensazione di esserlo senza la paura che tutto questo sfugga dalle dita, che trapassi nel passato,affinchè non ci si chieda più se si è felici o no, quando la felicità non sarà più una parola ripetuta troppo spesso come qualcosa di cui si conosce la perfezione dell'ombra, ma non la bellezza del corpo.A volte sembra che bastino le parole di Carmen ad aquietarmi, nelle quali possa calarmi senza chiedere consensi o permessi,e i suoi racconti, le sue illusioni, le sue conquiste,hanno lo stesso timido e affascinante aspetto di quello che sento anche io, di quello che ancora non mi è stato impresso dalle emozioni.E mi osservo, mi guardo negli occhi, sfrego la punta delle dita, mi rileggo,mi immagino tra qualche anno, con una storia in più da raccontare, con qualcosa in più da dare, con la mia voce che avrà cambiato veste ma non il suo colore, un viola intenso che brilla, che non scende a compromessi con la velata patina malinconica che qualche volta lo ricopre.E così sento di doverla quantomeno ringraziare,per tutte le mattine in cui le sue calde vocali aperte mi sciolgono il sonno, per quel breve tratto di strada in cui percepisco la velocità del tempo che corre,senza sentirmi un ombra estranea, incastonata in un quadro indecifrabile.Cè del bello anche qui, qui dove capita di sentirsi inadeguati per imparare ad amare,ed è proprio questo senso di inadeguatezza che mi ha permesso di scoprire quanto è bello il mio posto nel mondo, privo di indici ed epiloghi.