sabato 27 novembre 2010

Distratta.


Ero nella mia stanza.
E' ora di uscire dalle coperte calde,è ora di guardarsi per estendere il bello di quello che si ha dentro anche fuori.Nella mia stanza si possono trovare e nascodere tante cose blu.Ci sono piume,si sparge il profumo sui libri lasciati aperti, i vestiti del giorno prima riempiono la sedia.
A volte penso, che quello che potrebbe essere chiamato disordine è molto di più, guardo quel maglione grigio e quei jeans e ci vedo l'emozione di ieri, il freddo, la pioggia, le canzoni ascoltate ieri.
Mi piace scegliere di lasciare tutto così, perchè amo affezionarmi alle sensazioni belle dei giorni precedenti.Magari perchè questa è una vita diversa.
Il buio di quando esco e rientro a casa mi lascia accesa.
Il treno e le montagne piene di neve che camminano veocemente quando mi appoggio al finestrino mi rendono il diritto che ho sempre rivendicato, quello per cui il motore degli eventi ha portato a rendermi come sono ora,quel mondo zuccherato che mi rende Diversa.
Oggi questa parola mi fa meno paura, parto da qui, forse perchè credo che sia la mia prima vera conquista.
Ultimamente sembra che si avvicinino le persone giuste, quelle che non c'è bisogno di andare a scegliere nelle matasse, quelle che io non devo cercare.
Mi lasciano qualcosa di loro, senza chiederlo e i miei vuoti piano piano si colmano. E' vero,non mi sento mai soddisfatta pienamente di ciò che sono e forse è un bene, perchè solo così sono spinta ad un nuovo passo, ad un altro gradino scosceso.
A volte commetto lo sbaglio di chiedermi quanto manchi al pianerottolo e così per salire un gradino impiego il tempo che strapperei per salirne cinque.Sbuffo, mi spettino.
Poi c'è sempre qualcosa che mi rimette in riga, per fortuna,perchè non vorrei perdermi per nulla al mondo la sensazione di arrivare senza essermene accorta.Così dimentico tutto, la fatica, addirittura il bruciore.
Capire gli altri mi aiuta in quest'impresa, vedo la paura di prendere delle decisioni, vedo mani che coprono gli occhi, e occhi che vedono poco.A volte mi sembra di intravedere il deserto in certe persone, possibile che abbiano lasciato seccare tutto?Nessun fiore ha fatto sentire degno quel giardino o qualcosa ha riservato a quelle foglie solo un'inverno freddo e improvviso,senza un autunno gentile che le facesse volare per aiutarle ad abbracciare la terra.
Mi chiedo, sarò in grado?
Sarò in grado di smantellare tutto questo catrame per l'anima?
Scelgo di riuscirci, nel mio piccolo, nell'intimo di ciò che mi porto dietro alle spalle e mi rendo conto che non potevo scegliere per me qualcosa che non mi comportasse della responsabilità.
Sembra quasi che sia finito il tempo dei compromessi esagerati, delle armonie pensate e dei pianoforti scordati che alla fine mi sono ritrovata.
Il pensiero di essere speciale mi pizzica, perchè mi sale il timore di cadere nella presunzione, nell'auotcelebrazione.
Ma nulla di tutto questo mi somiglia. Ho sempre fatto scivolare l'evidenziatore sui miei difetti, su quello che non ero, su quello che potevo fare e non.E invece oggi non faccio distinzioni, prendo il meglio di me e trasformo quello che ancora non è uscito fuori, scambio i colori scuri con quelli più accesi,mi taglio i capelli, mi metto lo smalto sulle unghie che non mangio più,e tutto quello che prima poteva somigliare al rumore della parola inferiore,è il particolare, è quel patrimonio di oggetti porta fortuna che distinguono una persona dall'altra.
E la mattina presto, mentre vado all'università, mi piace portare il cappotto rosso, infilare le mani in tasca, aspettare che quegli occhi si posino su di me e mi fissino, come faccio con loro.
Mi piace fare parte di quel tipo di donna che nota quello che per molte sarebbe meno di niente.
In quel momento sono felice,posso prendermi lo sfizio di un piacere senza rubarlo a nessun'altro.
Quelle mattine mi sento osservata con una dolcezza che mi era sembrata perduta,e lì dietro, ho paura ad ammetterlo, a pensarlo, ad immaginarlo, ma vedo qualcosa che mi somiglia come mai mi era successo.
Non è che un appuntamento fisso con la tenerezza;
Con una neve che non gela;
Con fantasie che prendono il sopravvento sul presente.
Diventa un incontro che mi addomestica, perchè non guarda indietro e mai avanti.
E' solo lì, in quel momento, in quel minuto, è per me.Solo per me.

lunedì 8 novembre 2010

J'Entends Siffler Le Train .

Sento ancora il frastuono delle stazioni, il rumore dei binari che si investono, i colori e le espressioni frettolose della gente.
Passi svelti, tutto è così veloce, dal finestrino, solo pochi frammenti di una strada in corsa. Non c'è istante in cui non debba scegliere una direzione.
Salgo su quel treno,solo ronzii, bisbigli, sospiri. In quei fiumi di parole, di biglietti in tasca, di borse piene di appunti, di sbadigli, c'è tempo anche per il mio silenzio. In quel momento, dimentico di dover dimostrare a me stessa o a qualcuno,quello che sono.
Non ho voglia di parlare,non sento neanche la mia voce, quasi non mi vedo.
Magari ho qualche bottone fuori posto, i capelli arruffati, il rimmel che mi macchia le palpebre.I miei quaderni sono disordinati e fuggono dalla borsa, le penne si perdono. Mi estraneo, me ne vado.
Comincio a fare la cosa che preferisco, osservo, entro,sfioro anche solo con le ciglia, quelle nuvole di particolari che esplodono dagli sguardi.
Non me ne approprio mai, a volte sento di non averne il diritto, guardo per ricordare, per ispirarmi, per catturare senza derubare.
E' la mia musica preferita. E' il mondo, come gelato variegato.
Ognuno di loro decide di inziare un nuovo giorno, ognuno di loro avrà cambiato i suoi programmi per quella giornata, avrà rispettato un appuntamento importante, o forse l'avrà disdetto all'ultimo.Qualcuno dovrà sostenere un 'esame e avrebbe voglia di scappare ovunque pur di non scendere a quella fermata, qualcun' altro tiene sulle ginocchia lo zaino di scuola.
I bambini hanno gli occhi stropicciati, come me.
Gli adulti, sono preoccupati perchè pensano in fretta. Ma è lì che può ancora cambiare tutto. La giornata sarà anche inziata male, forse non c'è neanche il sole, ma una pioggia battente, come quella di stamattina. Eppure sento che tutto può cambiare, che si può sorridere anche se si saltano le pozzanghere, che posso almeno per una volta confondermi tra la gente, senza il desiderio di distinguermi.
E mi imbarazzo, se qualcuno si accorge di me. Divento improvvisamente, fragile. La mia curiosità si ghiaccia. Finisco per guardarmi anche'io.
Mi rifletto sul finestrino e vedo dietro di me, l'ombra di uno mondo pieno di cose. E a volte ne sento il peso, altre non saprei come farne a meno.Altre ancora mi sembra un qualcosa in più che paradossalmente non è abbastanza. Poi però, mi accorgo che i contorni di quel mondo, così tondo e irregolare, si adattano perfettamente ai miei, che i sogni si incastrano con la paura.
Ma quella porta si apre, la bolla si rompe. Torna a fruire il rumore,e quasi mi scappa un sorriso, perchè nonostante mi conosca a memoria, come una poesia riletta per anni in cui ci sono sempre parole che aquistano un potere diverso, che svelano un altro segreto,ho una nuova strada da attraversare, per cercare di far venire meno quella stessa paura.
In fondo, scesa dal treno, non riesco più a desiderare di rimanere invisibile. Rivendico i colori e quel mio strano atteggiamento, quando alzo gli occhi e rispondo da sola alle mie domande.


....Ah che personaggio, mano infilata in tasca; Arriva dondolando con fare indolente; Lei, conosce bene tutti i suoi turbamenti, le cadute in verticale, i suoi cambiamenti.Quando pensa, lei non pensa che a quell'istante, piange e sorride contemporaneamente... (Personaggio_ Patrizia Laquidara.)

venerdì 29 ottobre 2010

Apro i miei occhi nel Blu.




Dolce vivere nell'aria.
Mi sento sobbalzare su questo filo.
Respiro con le fragili attese, aspetto le aurore inaspettate e i tramonti a nord est, quando desidero che le nuvole mi stupiscano giocando con i colori.

Questo cielo,è così grande che riesco a specchiarmi alzando e abbassando lo sguardo.
Il mondo,è lì.Lo assaporo, lo ritaglio,gli arruffo i capelli e lascio che mi pervada, che mi sorprenda, che mi ferisca.
Perchè è così che accade ai funamboli.Come i poeti maledetti impreziosirono il confine datogli da una società perbenista,facendone il loro unico regno, io accarezzo l'unica linea sottile che mi permette di volare,di cadere.
Ci sono volte, in cui ho voglia di volteggiare insieme alla luce della mattina, allora un passo alla volta,saltello e i miei piedi sembrano suonare un pianoforte, e le mie braccia toccano le corde dei violini che appartengono all'aria.
Oscillo,tutto è così rosa,le nuvole mi abbracciano, e sembra cotone quello che sfiora la mia pelle.
Ogni sorriso è come un biscotto con marmellata, ogni voce è armonia nuova.
E la realtà? La realtà si prende gioco di me.
E' gelosa del mio rapporto con l'immaginazione.
Allora ogni volta che salgo un gradino più alto, decide che sono pronta per uno step ancora più grande.Così, proprio quando sono talmente in cima, in cima agli alberi,in cima a castelli invisibili, improvvisamente scuote il mio filo,e cosa rimane di me..
Torno a guardarmi.
Più vado giù e più fa freddo.
Il mio vestito bianco si apre, si strappa.
I capelli mi vanno davanti agli occhi, il trucco si sfa.
Tutto scorre veloce in quei secondi, cado in una bolla di sapone e la discesa comincia a rallentare, non sono più preda del vento, del temporale.
Quella bolla mi arrotonda il cuore mentre guardo l'illusione cadere silenziosa, come fosse neve.
Sono dinuovo al sicuro, io stessa ho costruito quella bolla senza accorgermene.
Così,quando recupero la fiducia, quando mi convinco che su quel filo posso migliorare, che su quel filo posso volare ancora,la rompo con la punta delle dita e mi arrampico alla notte, al suo mantello che ormai ha guadagnato il centro del mio cielo.
E c'è una pioggia di stelle che mi accoglie e che festeggia la mia crescita, il mio piccolo metro in più, su questo filo.
Posso tornare ad essere fata, fata della mia vita, fata per gli altri, ma il mio vestito, si straccerà ancora, e anche le mani, non perderanno nuovi graffi.
Ma questo lo so.
E ormai lo accetto,anche se spesso faccio tanta fatica.
Come quando ero così piccola da non poter parlare e per nessuno ero in grado di capire.
Eppure, ricordo che in quel momento avevo così tanto da dire.. Potevo solo piangere, come tutti gli altri bambini, perchè qualcuno aveva deciso che non potevo ancora conoscere le parole.
Io ne avevo.
E oggi,voglio credere che la mia vita sia magica.
Voglio credere che imparerò a gestire gli imprevisti, imparerò a soffrire di meno.
Ma non rinuncerò mai a Sentire. A percepire il bello e il brutto che la profondità mi concede.
Io scelgo.
Scelgo quel posto dove è più leggero esistere.

domenica 10 ottobre 2010

Lo sento, il mio profumo.


La Ragazza spirito e l'autunno dolciastro.
Oggi è domenica e qualsiasi cosa voglia scrivere non verrà mai come deve,forse perchè non sono a Parigi, forse perchè non possiedo un nano da giardino da spedire in giro per il mondo, forse perchè anch'io avrei bisogno di un pittore fragile che nel momento più adatto mi spinga verso il largo,io che a volte ho anche paura.
Domani, crescerò e sarò un fiore diverso.
E miei petali.. sono così buffi.
Lo ammetto, immagino che gli altri si accorgano che gioco con il mio filo,quel filo da cui cado e volo a distanza di pochi minuti.Vorrei poter splendere sempre, vorrei poter colmare i vuoti di tutti gli sguardi che incontro,accarezzare la pelle fredda di chi ha troppa neve dentro di se.Vorrei nascondere le ferite con gli abbracci e lasciarle lì, intatte, cicatrizzate, ognuna di loro è figlia del bivio che abbiamo incontrato, delle prove che abbiamo superato, del gelo racchiuso negli occhi di chi ci ha lasciato dietro di se.Oppure, avanti.
Mi rendo conto, che è straordinario prendersi cura di se stessi e insieme ,degli altri e di tutto quello che è qui, qui vicino alla mia finestra,quella che fa di me una timida osservatrice curiosa.
Quante persone si innamoreranno di noi, quante entreranno nella nostra vita, quante giornate grigie diventeranno improvvisamente luminose, quanta pioggia saprà di sole.
Ce ne saranno e si porteranno via anche molta della nostra polvere di stelle.Ma tutte le mani di cui sentiremo il calore, tutti i capelli che accarezzeremo, saranno di chi ci ha colto nel momento in cui eravamo più belli,perchè abbiamo scelto di rinascere.
Amarmi.
Amarmi anche nei momenti più duri, quando fuori la primavera lascia che tutto fiorisca, mentre dentro, fa ancora così freddo e non ci sono alberi vestiti.
Questo è il segreto che sono riuscita svelarmi, dopo tanto tempo, dopo tutte le volte in cui ho accettato di aver perso l'equilibrio su questo filo che ora è morbido, ora tagliente.
Le Mie curve sono il regalo del Mio oscillare, del Mio dondolarmi su chi Mi guarda, su chi invece non se ne accorge.
Chissà perchè, fin qui,sono stata una funambola così maldestra, da fermarmi a guardare proprio chi non aveva una vista abbastanza profonda per riuscire a vedermi, a cogliermi nelle strade più affollate.
Ma forse, basta che sappia farlo io.. In fondo..
Domani è quel giorno, è un giorno speciale, perchè firmerò un contratto per la vita più bella che potessi desiderare,quella di un' Arianna che studia l'anima, che negli altri rivede e scopre se stessa, quella che riscaldando chi ha freddo,diventa ancora più luminosa, un'Arianna che cura il buio.
Ora, credo di aver capito .
Bisogna saper essere Fragili.
Dormire accanto alla propria debolezza, stringerla, accarezzarla come se fosse il primo orsetto che ci è stato regalato da bambini.La notte non farà più così paura,perchè con me, ci sono io.
Per questo sorrido, lo faccio per vedermi splendere e per chi crede che la mia luce possa dare qualcosa in più.

sabato 2 ottobre 2010

Mi Spettineresti?


"Signorina, tu volevi piacermi,
mi lusingò quel tuo voler piacermi.
Unire la mia sorte alla tua sorte per sempre,
nella casa centenaria.
Con te, forse, piccola consorte vivace, trasparente come l'aria,
rinnegherei la fede letteraria
che fa la vita simile alla morte..
Tu ignori questo male che s'apprende in noi.
Tu vivi i tuoi giorni modesti,
tutta beata nelle tue faccende.
Mi piace.Penso che leggendo questi miei versi,
tu non mi comprenderesti,
ed a me piace chi non mi comprende"
(La signorina Felicita, ovvero la Felicità, di Guido Gozzano).

Per una volta,rimango in disparte.
Non c'è posto per altre parole, quando una poesia mi sa regalare questo.

giovedì 22 luglio 2010

NOn chiederci la parola."Possiamo dirti solo quello che non siamo e quello che non vogliamo".

Paura.
Ne ho, ne ho tantissima.Disorientarmi è rinnovarmi perchè implica il fatto che io debba scegliere,ma allo stesso tempo posso sbagliare strada, posso confondere i segnali,posso vedermi in un modo e desiderarmi in un altro.Il dubbio è come uno sciroppo amaro che non sai se mettere in bocca o meno. Rimane quel sapore che fa storcere la bocca, che ti apre una possibilità e te ne preclude un'altra.
Non so più di cosa ho bisogno.
Di cantare forse, di scrivere, ma sento che sto esaurendo il materiale,che ho poche emozioni da vestire, vedo solo panni sporchi.
Non so davvero cosa raccontarmi, ci sono fiabe che ancora non conosco e storie di nodi incantevoli da disbrogliare, ma non riesco a vedere, non riesco a sentire. Ho provato a ricucire anche i brandelli più consumati, ho trasformato uno strappo in un'altro vestito, più bello dicono, più bello, lo credo anche io.
Non sono io a scegliere cosa creare o ricreare o cosa distruggere, è il mio filo, che mi caccia nei guai, che mi portava in cielo a guardare cosa combinassero "quelli là" quaggiù.Ora il mio stato emotivo è sdraiato sulla linea del mare, posso sporcarmi un po' di sabbia e bagnarmi di sale, ma ormai sono poche le volte in cui mi bastava voltare lo sguardo un po' più a destra e riuscire a vedere quella luce fioca e lontana, quella porticina rosea da cui ogni tanto si affacciava il piccolo principe,a volte Peter che mi amava come fossi Wendy, a volte un poeta squattrinato o un suonatore d'armonica al quale bastava carpire i miei segreti per dare un suono a quei pensieri,a quelle nuvole che mi scendono sui capelli.C'era Orfeo che guardavo piangere di nascosto, dietro un albero, e i gabbiani che per me rappresentano anime senza ali invisibili,come le mie.
Ho paura perchè mi sembra di essere il pezzo mancante di uno dei più bei puzzle mai visti, ma non riesco ad incastrarmi, non trovo gli altri pezzi e mi chiedo dove siano nascosti, dove debba andare a cercare, dove debba aspettare.
Ti diranno, segui il cuore, senti, esisti, crea.
Ecco, io voglio farcela, io la voglio lasciare una traccia in questo posto e la voglio profonda,come una cicatrice senza ferita, come una finestra che apre un nuovo mondo.
Come un quadro, vorrei che chi passasse per caso, ogni giorno, mi imparasse a memoria e si accorgesse ogni giorno di nuovi personaggi, ogni giorno di nuovi colori, ogni giorno scoprisse la storia, il volto, le espressioni di tutto ciò che vede.
Sono uno zaino da riempire e allo stesso tempo sono io stessa che devo piano piano traboccare di stoffa, ricordi e vita vera,senza riflessi sui vetri, senza la presenza del prima, del poi, e del "se".Solo corpo e mente abbracciati all'unisono,con l'inizio che presuppone un addio, un ritorno, o un arrivederci che è quello che preferisco,quando le strade si dividono e poi si rincontrano in altre vesti,in nuovi ruoli.Cambiati.
Cambiare è forse la cosa più bella in cui noi umani possiamo riuscire, dove non esiste cosa che trascenda, dove abbiamo il libero arbitrio e nessuna legge che ci obblighi a non evolverci.
Posso rinnovarmi, posso inaugurarmi con un diverso taglio di capelli per una nuova primavera a novembre.Solo che ora, non riesco a sentire, non vedo niente, non scelgo niente, ma desidero.
E' l'effetto del futuro, quando non sembra più così lontano e non è più una distrazione dalla realtà vera,ora è "solo" presente.
Tremo, mentre canto.

sabato 15 maggio 2010

Goccia.. cadi.


Un legame distruttivo.
Non riesco ad amarla la pioggia ,ieri, oggi, ora.
Un sapore amaro e indefinibile, come ciò che sono io e tu per me.
Mi immagino così,sto lasciando che un filo lacerato dagli anni e allo stesso tempo vincolante scivoli via da me. Lo sento srotolarsi, mi sto svestendo.

Tra poco non ci sarai più, o forse rimarrai ma diversamente da come ti ho sempre percepito.
Sei una presenza che mi segue, che mi evita, che io stessa rifuggo, che io stessa rincorro quando sei tu a non volermi.
Non ho mai saputo il perchè tu ritornassi quando mi distoglievo da coinvolgimenti illuminati per qualcuno di più simile a me, per qualcuno di più distante, semplicemente per chi mi sentivo viva e nuova, perchè anche lui.. Era nuovo e per me si apriva una porta da scardinare e da scoprire.
Di te cosa dovevo ancora sapere?.. Non ne avevo bisogno.
Mi bastava ricordare che ti fossi aggrappato al mio zaino quando ancora eravamo dei bambini, quando non esistevano gli istinti e i ragionamenti che distruggono l'emozione.
Già allora sognavo qualcuno che mi completasse, senza ancora conoscere cosa mi mancasse.
Per te invece ero già l'ideale che non avevi bisogno di immaginare.
Era strano convincermi che portassi sulle tue piccole spalle un sentimento così grande e dilagante, tanto che non ho retto e ne sono fuggita.
Ho cercato di contrastarlo, mi sentivo investita da una valanga irrefrenabile che non mi permetteva di contenere nulla di quello di cui mi ricoprivi, era un dare senza poter restituire.
Avrei voluto così tanto poterci riuscire.
Mi hai odiato per questo, io ti ho spostato dai miei pensieri perchè tutto quello che vedevo nei tuoi occhi che conocevo a memoria, non erano altro che coriandoli trasparenti colmi di rancore, pronti ad esplodermi addosso qualora ti avessi chiesto di rivolgermi una sola parola.
Ma sono tornata, o meglio, avevo nostalgia del nostro binomio.
Sentivo che piano piano cominciavi ad apparirmi sempre più sfocato, rivolevo i tuoi contorni.
Avevo perso un po di luce quel giorno, per te l'avevo persa tutta.
Oggi quando penso alla vendetta che mi ha confessato, mi viene da sorridere.
In fondo sapevo benissimo che le marcie indietro equivalgono ad una risposta negativa.
Così sono continuati i silenzi,le indifferenze, i pensieri neri, quelli di due persone che non si riescono a sopportare.
Quelli di chi non esce in quel posto per non incontrarsi.
Quelli di chi pensa, ma come ho fatto e perchè.
Quelli di chi non riesce più a salutarsi.
Forse non ho mai provato amore per nessuno, forse anche tu.
Le mie sono state infatuazioni intense,non sono mancate le sofferenze che in un attimo distruggono tutto quello che vive intorno, che mi hanno fatto perdere di vista me stessa il più delle volte.
Ogni ferita si portava dietro la percezione che avevo di me, le situazioni che troncavo mi tagliavano a metà e immancabilmente sentivo che mi mancavano gli strumenti per ricostruirmi e ricolorare quello spazio vuoto che si era cancellato.
Ho sempre vissuto con il tuo fantasma.
Tutti i giorni eri lì, me ne scordavo ma almeno più di due volte all'anno mi riconducevi da te, senza volerlo, senza saperlo.

Rieccoci, forse l'abbiamo pensato entrambi.
Più grandi,più esperti del mistero di noi stessi, più audaci, più vicini al corpo dell'altro ma inconciliabili.
La dicotomia che ci assale è più forte e tu l'hai appoggiata, a me non importa cercare di comprenderne il motivo, non cè più tempo, non ho più scelta.
E' giusto, è inevitabile, necessario, imprescindibile, ma ne soffro.
Ce ne stiamo andando.
Emotivamente, fisicamente.
Stiamo scomparendo. Non senti quanto fa male?
Sembra una stretta allo stomaco,è vetro che pur infrangendosi si porta via anche i frammenti.
Hai scelto per entrambi, nel bene e nel male.
Qualsiasi siano i tuoi sentimenti, qualsiasi siano i miei,ieri , oggi, ora è tutto grigio.
Siamo arrivati all'epilogo tanto atteso e mi sembra più vuoto di come lo immaginassi.
Non sapremo mai come sarebbe andata.
Le carezze diventeranno pensieri dolci per vecchie scatole da riscartare a tempo perso, quando ci sarà voglia di ricordare.
Ora sembrano solo una sosta obbligata in un luogo abbandonato, dimenticato da dio.
Le voglio scordare,soprattutto perchè per te sono state solo qualcosa di aggiunto ad una situazione che non sai spiegarti, o forse si.
Non lo saprò mai.
Non me lo sussurrerai mai.
Non cè più tempo, come dici tu.
Cosa sia stato, cosa ci sarà da trattenere o lasciar andare,io non lo so più.
Siamo sempre stati destinati ad un addio.Sembra vicino, è già qui.
Un finale, senza una porta che si chiude, anche questo sta perdendo significato.

Ti dissolvi così, in questa pioggia che tartassa, senza alcuna certezza o definizione.
Non hai paura di lasciarmi andare.
Io si.

mercoledì 21 aprile 2010

Fuori cè luce, poi buio, poi ancora luce.


Bene.
Quanto mi piace la presa di coscenza.
Quando mi accade,tiro su un sospiro di sollievo perchè comincio ad educare i pensieri e a tenerli al guinzaglio senza che si espandano, ma ho voglia di lasciarli parlare e di asciugare le poesie che mi sputo addosso meravigliosamente.
Qui dietro alle mie persiane rosse_
Sotto i bordi delle cartoline incastrate negli specchi_
Nelle tazze scheggiate dove raduno le matite colorate_
Sulle candele consumate nei miei sogni_
Sui giochi di luce di vetri dispettosi_
Sulle sciarpe che sanno di me_
Sull'argento sparso disordinatamente ovunque_
Qui cè poesia, come in tutte le cose che ho toccato con gli occhi, senza parlare.
Cè infanzia, vecchi diari di parole di cui ancora non sapevo il significato e che usavo solo per il piacere di saperle scrivere.
Qui ci sono le mie trasformazioni soffici, cè quel filo che mi stringeva come uno spago e che ora conduco dove io voglio, è il mio filo.
Qui cè l'estate che sa di basilico e la primavera che mi sconvolge l'emozione;
cè l'inverno di lana gialla e l'autunno dei miei alberi.
Qui ho con me tutte le stagioni e i profumi e l'aria, l'acqua, la neve abbracciate insieme.
Qui cè la colazione della domenica e la cioccolata nascosta;
le maglie larghe per volteggiare meglio su questo filo fragile, e quelle strette della notte, così adrenalinica, scura, seducente come a volte voglio essere per me.
Oro e polvere magica sulle mie pagine_
Bicchieri dove ho lasciato la mia impronta_
Foglie ritagliate_
Cucchiaini sporchi di miele, per esaudire i desideri_
Lettere di compleanno ammucchiate nei cassetti_
Un arcobaleno per vestire gli occhi_
Vorrei fare di me una dama dalle mani macchiate di campagna e di erba verde.
Vorrei tagliarmi i capelli e conservare il viso antico.
Sento una personalità che sboccia e palpita, che si contrae e che canta elettricità.
E quella nuvola, quel grigio che sa di impreciso e impalpabile, si schiarisce a poco a poco fino a scomparire.
Cè solo luce qui, e quando voglio posso amare la pioggia più violenta e saperla addolcire catturando il suono di quelle goccie che prima di cadere scintillano come lucciole.
E' il fascino di tutto quello che decade e che muore ed io, piccola versione di un Ameliè meno grande, sono morta tante volte e rinata come meglio potessi riuscire.
Ho conosciuto le piccole onde pur restando ad aspettare quella perfetta, quella da cavalcare, quella per cui ha senso nuotare e tacere per non fermarsi a guardare riflettere uno sguardo perso su un acqua priva di risposte.
Non la conosco quell'onda, forse l'ho già conquistata in un passato senza tempo, ma non appartiene a nessun ricordo, e farà in modo che io non la possa riconoscere, perchè così è sicuramente più bello.
Ho un cielo intero di stelle diverse, una per ogni istante, una per ogni stato d'animo, per ogni sorriso che conquisto.

Quante cose ho...

Talmente tante che a volte me ne scordo, perchè so rendermi elegantemente triste.Ma ci sono momenti in cui apprendo e mi sperimento.Così ho iniziato ad "impararmi"
.. non eri tu, ma io mi sono trovata bella e basta questo.

Qui ci sono io.

Il piccolo principe e la rosa insieme, sono la piccola mano che si prende cura del fiore, e sono il fiore che ama il suo padrone.
E cè anche quella camapana di vetro, quel bozzolo ovattato, quel nido caldo che avrò voglia di infrangere e riaggiustare ogni volta che rimarrò affascinata da un buon osservatore.
Mi guardo fiorire,
le ali ci sono ancora, e sono più belle.


Non qui ma qui, forse più qui.Una pietra grezza.

lunedì 5 aprile 2010

A volte mi guardo

LE mie ali sono ombra e tempesta, ovatta e zucchero. Le voglio ma non è un possesso indolore.Cè sempre quel fuoco, quella fiamma danzante che mi ramifica il cuore come se fiorisse in anticipo una primavera inaspettata, ma effimera,trasparente, quasi impercettibile.Mi porto dietro questo mondo, questo cinema francese, queste finestre dal vetro cangiante, e ci sono fiori, violini,foglie e volti sempre nuovi ma affetti dallo stesso difetto di fabbrica, da quella incrinatura che mi attrae.
MI piace tutto quello che è storto, perchè non è mai uguale, perchè è sempre in continuo mutamento per abbracciare la perfezione, che tra l'altro non raggiungerà mai, ma è più emozionante il pensiero di riuscirci e di toccare con le dita l'illusione più tagliente, di lasciarsi trapassare il corpo e l'anima, di fondersi in qualcos'altro, in qualcosa che vada oltre l'essere me stessa come donna, ragazza, cuore
Quando mi capita di saltellare nelle parole di questo posto che parla essenzialmente di quello che mi gironzola tra i riccioli,mi sento come se non stessi cambiando,eppure mi muovo, scopro e mi avvicino a nuovi sapori che però sfuggono, e si perdono.
E io mi perdo.
MI ritrovo?, forse si, forse no, ricomincio senza mai lasciare a casa il sole e la sabbia dei vecchi castelli altrettanto meravigliosi, colorati e dolci, come lo sono i pensieri che ogni tanto destino a qualcosa o a qualcuno.
Vorrei tenerli per me, vorrei evitare per la prima volta di sperperarli come se io stessa non gli stessi dando il giusto valore.Ma..
una piccola Arianna pesa tanto, è il suo pensiero che la fa barcollare, è la sua testa che le toglie la luce di cui ha bisogno.Lei si prende cura di se, si accarezza sempre, si riconosce nel posto che occupa nel mondo, un mondo che forse non ha mai fatto per lei, ma visto che ci siamo, tanto vale viverlo a cambiarlo al meglio, per quanto possibile, eppure si arrabbia e combina disastri.
NOn ho mai conosciuto stabilità,ma non è stata una mia scelta,sono sempre alla ricerca di qualcosa che mi completi, che mi delinei ancora di più, che mi regali un profumo ancora più inebriante, ma questo mi porta ad essere una piccola onda che avanza e indietreggia, che sfiora, che si innamora della parola amore senza conoscerlo.
Un mare per espandermi e delle conchiglie per ascoltare la mia voce che cresce, che canta e che si trasforma nella persona che ho sempre sognato di diventare, forse basta questo.
E se il vento come sempre è il primo a cogliermi impreparata, è perchè conosco solo l'arte del sogno in un posto che non lo accetta.
E allora, qual'è il mio posto?
L'aria, il mare, o la terra ferma?..Se mi fosse concesso, volerei all'infinito, sospesa, ma lontana mai.
A volte mi guardo e vedo confusione, coriandoli quà e là quando non è ancora carnevale.
A volte mi guardo e vedo più anni di quelli che ho e la cosa mi spaventa.
A volte m guardo e mi vedo bella, ma soprattutto dentro, allora, ho paura che sia solo una percezione del mio ego e che gli altri non mi vedano, o mi vedano da un angolo che mi tiene in ombra.
A volte mi sento un poeta maledettamente sregolato, irrazionale, e stortignaccolo,un pittore che dipinge senza conoscere la teoria della sua arte regalando a se stesso e al mondo capolavori di passione e istinto.
A volte mi guardo e vedo una tartaruga goffa, che decide di farsi vedere alla luce e che all'ultimo momento cambia idea ritornando nel suo guscio.
A volte mi sento il piccolo principe, sul suo magico pianeta fatto apposta per lui, che guarda il mondo e piange perchè vorrebbe farne parte.
A volte mi rivedo nella bambina che ero, un po matta come sono ora, che voleva vedere e andare sempre oltre la linea di confine imposta.
A volte mi piaccio così, anche se devo migliorare.
A volte mi guardo e penso" che strana creatura che sei".. riuscirai a regalare agli altri tutta la bellezza che ti brucia dentro senza esplodere?..

mercoledì 17 febbraio 2010

Quasi MArzo

Se avessi la possibilità di rinascere o decadere mi ritroverei in uno di quegli stati mentali che spesso riempiono come una soffitta impolverata la scatola eccentrica del mio cervello, un organo verso il quale nutro della compassione incomparabile, viste le scariche elttriche dei pensieri,isterici come defibrillatori sul cuore di un cardiopatico.
Quante volte incalziamo i nostri discorsi usando la parola fine.Ammetto che ci faccia sentire importanti e padroni della nostra piccola esistenza.
In quanto umani siamo creature strambe,a volte ci limitiamo da soli, o per la paura di non riuscire a controllare la nostra luce o perchè dobbiamo rendere straordinaria la nostra avventura in questo posto, immaginando vetrate inesistenti,al dilà delle quali tutto sembra più bello e più appagante di quello che già abbiamo nella nostra stanza.Ma..nonostante le inclinazioni di uno spirito ancora in cerca di definizione,
sono riuscita a costruirmi una magnfica scenografia dove posso sentirmi l'attrice principale.Un pavimento caldo e delle lenzuola bianche,quelle che hanno un profumo speciale,semplice, pulito, come l'odore di queste prime giornate in cui il sole non si nasconde.
Oggi la pioggia che mi ha sempre favorito emozioni sembra aver perso il suo ruolo.
La sentivo gocciolare su quella finestra, la sentivo mentre sgambettavo frettolosamente per strada, si mescolava alle foglie e mi intricava i pensieri più di quanto non lo fossero già.
Cadevano le sensazioni, e la musica che capitava in radio sembrava sempre la giusta colonna sonora per quelle lacrime di cielo che rendono poetica qualsiasi cosa mi accada.
Mai come ora però, abbiamo tutti bisogno di scaldarci un po, almeno dentro..
IMMagino tempeste solari, bollicine d'arancio che volteggiano e palpitano con il cuore..Non fa più freddo.
Sono nella mia stanza, assieme a tutto che quello che immagino, cè una finestra, ed è così bella, grande, a misura dei miei sogni.
Non ero mai riuscita a guardarla davvero,afferrarla solo con lo sguardo significava bucare la seta sottile che ho creato con gli anni, per difendermi e proteggere quel mondo a cui sono tanto affezionata, quel palcoscenico che mi vede protagonista e spettatrice sempre troppo critica di me stessa.
Così mi sono specchiata su quel vetro e ora conosco bene i miei contorni e li sento unici. Non cè appartenenza, nulla corrisponde a me,semplicemente ..Vedo me.
Meravigliosamente così come sono, con ogni strappo, con ogni orlo storto, con magnifiche linee trasversali ben delineate, con quei vuoti che sto riempiendo,con gli eccessi che sto educando,e con i difetti che sto svestendo.
Basterebbe affacciarsi, e respirare quell'aria che ho solo immaginato.
Sono come una bambina che a volte prende in prestito un leggero broncio per trovare il coraggio di sfilare le rotelle colorate dalla sua bicicletta.Un rifugio, o forse una sicurezza senza la quale non saprei come rimanere in equilibrio.
Ho paura di oscillare e di sbucciarmi le ginocchia..perchè il bruciore sarebbe diverso.. reale, vivo, senza costruzioni cadute a terra, senza pensieri dorati che hanno perso le ali, senza uno sfondo di pioggia che mi sussurri: bè anche la tua malinconia sa essere perfetta nel suo grigiore e nel suo senso di sospensione. Ma oggi sento che il sole mi fa bene.Non posso desiderare una pimavera migliore di questa..è il profumo di un età che si chiude, e della bambina che cresce, che si riconosce tra la gente.
E' l'aria che coccola questi dolcissimi diciannove anni.

lunedì 11 gennaio 2010

Io preferisco l'Oceano.
Incantevole.. Azzarderei.