mercoledì 21 aprile 2010

Fuori cè luce, poi buio, poi ancora luce.


Bene.
Quanto mi piace la presa di coscenza.
Quando mi accade,tiro su un sospiro di sollievo perchè comincio ad educare i pensieri e a tenerli al guinzaglio senza che si espandano, ma ho voglia di lasciarli parlare e di asciugare le poesie che mi sputo addosso meravigliosamente.
Qui dietro alle mie persiane rosse_
Sotto i bordi delle cartoline incastrate negli specchi_
Nelle tazze scheggiate dove raduno le matite colorate_
Sulle candele consumate nei miei sogni_
Sui giochi di luce di vetri dispettosi_
Sulle sciarpe che sanno di me_
Sull'argento sparso disordinatamente ovunque_
Qui cè poesia, come in tutte le cose che ho toccato con gli occhi, senza parlare.
Cè infanzia, vecchi diari di parole di cui ancora non sapevo il significato e che usavo solo per il piacere di saperle scrivere.
Qui ci sono le mie trasformazioni soffici, cè quel filo che mi stringeva come uno spago e che ora conduco dove io voglio, è il mio filo.
Qui cè l'estate che sa di basilico e la primavera che mi sconvolge l'emozione;
cè l'inverno di lana gialla e l'autunno dei miei alberi.
Qui ho con me tutte le stagioni e i profumi e l'aria, l'acqua, la neve abbracciate insieme.
Qui cè la colazione della domenica e la cioccolata nascosta;
le maglie larghe per volteggiare meglio su questo filo fragile, e quelle strette della notte, così adrenalinica, scura, seducente come a volte voglio essere per me.
Oro e polvere magica sulle mie pagine_
Bicchieri dove ho lasciato la mia impronta_
Foglie ritagliate_
Cucchiaini sporchi di miele, per esaudire i desideri_
Lettere di compleanno ammucchiate nei cassetti_
Un arcobaleno per vestire gli occhi_
Vorrei fare di me una dama dalle mani macchiate di campagna e di erba verde.
Vorrei tagliarmi i capelli e conservare il viso antico.
Sento una personalità che sboccia e palpita, che si contrae e che canta elettricità.
E quella nuvola, quel grigio che sa di impreciso e impalpabile, si schiarisce a poco a poco fino a scomparire.
Cè solo luce qui, e quando voglio posso amare la pioggia più violenta e saperla addolcire catturando il suono di quelle goccie che prima di cadere scintillano come lucciole.
E' il fascino di tutto quello che decade e che muore ed io, piccola versione di un Ameliè meno grande, sono morta tante volte e rinata come meglio potessi riuscire.
Ho conosciuto le piccole onde pur restando ad aspettare quella perfetta, quella da cavalcare, quella per cui ha senso nuotare e tacere per non fermarsi a guardare riflettere uno sguardo perso su un acqua priva di risposte.
Non la conosco quell'onda, forse l'ho già conquistata in un passato senza tempo, ma non appartiene a nessun ricordo, e farà in modo che io non la possa riconoscere, perchè così è sicuramente più bello.
Ho un cielo intero di stelle diverse, una per ogni istante, una per ogni stato d'animo, per ogni sorriso che conquisto.

Quante cose ho...

Talmente tante che a volte me ne scordo, perchè so rendermi elegantemente triste.Ma ci sono momenti in cui apprendo e mi sperimento.Così ho iniziato ad "impararmi"
.. non eri tu, ma io mi sono trovata bella e basta questo.

Qui ci sono io.

Il piccolo principe e la rosa insieme, sono la piccola mano che si prende cura del fiore, e sono il fiore che ama il suo padrone.
E cè anche quella camapana di vetro, quel bozzolo ovattato, quel nido caldo che avrò voglia di infrangere e riaggiustare ogni volta che rimarrò affascinata da un buon osservatore.
Mi guardo fiorire,
le ali ci sono ancora, e sono più belle.


Non qui ma qui, forse più qui.Una pietra grezza.

lunedì 5 aprile 2010

A volte mi guardo

LE mie ali sono ombra e tempesta, ovatta e zucchero. Le voglio ma non è un possesso indolore.Cè sempre quel fuoco, quella fiamma danzante che mi ramifica il cuore come se fiorisse in anticipo una primavera inaspettata, ma effimera,trasparente, quasi impercettibile.Mi porto dietro questo mondo, questo cinema francese, queste finestre dal vetro cangiante, e ci sono fiori, violini,foglie e volti sempre nuovi ma affetti dallo stesso difetto di fabbrica, da quella incrinatura che mi attrae.
MI piace tutto quello che è storto, perchè non è mai uguale, perchè è sempre in continuo mutamento per abbracciare la perfezione, che tra l'altro non raggiungerà mai, ma è più emozionante il pensiero di riuscirci e di toccare con le dita l'illusione più tagliente, di lasciarsi trapassare il corpo e l'anima, di fondersi in qualcos'altro, in qualcosa che vada oltre l'essere me stessa come donna, ragazza, cuore
Quando mi capita di saltellare nelle parole di questo posto che parla essenzialmente di quello che mi gironzola tra i riccioli,mi sento come se non stessi cambiando,eppure mi muovo, scopro e mi avvicino a nuovi sapori che però sfuggono, e si perdono.
E io mi perdo.
MI ritrovo?, forse si, forse no, ricomincio senza mai lasciare a casa il sole e la sabbia dei vecchi castelli altrettanto meravigliosi, colorati e dolci, come lo sono i pensieri che ogni tanto destino a qualcosa o a qualcuno.
Vorrei tenerli per me, vorrei evitare per la prima volta di sperperarli come se io stessa non gli stessi dando il giusto valore.Ma..
una piccola Arianna pesa tanto, è il suo pensiero che la fa barcollare, è la sua testa che le toglie la luce di cui ha bisogno.Lei si prende cura di se, si accarezza sempre, si riconosce nel posto che occupa nel mondo, un mondo che forse non ha mai fatto per lei, ma visto che ci siamo, tanto vale viverlo a cambiarlo al meglio, per quanto possibile, eppure si arrabbia e combina disastri.
NOn ho mai conosciuto stabilità,ma non è stata una mia scelta,sono sempre alla ricerca di qualcosa che mi completi, che mi delinei ancora di più, che mi regali un profumo ancora più inebriante, ma questo mi porta ad essere una piccola onda che avanza e indietreggia, che sfiora, che si innamora della parola amore senza conoscerlo.
Un mare per espandermi e delle conchiglie per ascoltare la mia voce che cresce, che canta e che si trasforma nella persona che ho sempre sognato di diventare, forse basta questo.
E se il vento come sempre è il primo a cogliermi impreparata, è perchè conosco solo l'arte del sogno in un posto che non lo accetta.
E allora, qual'è il mio posto?
L'aria, il mare, o la terra ferma?..Se mi fosse concesso, volerei all'infinito, sospesa, ma lontana mai.
A volte mi guardo e vedo confusione, coriandoli quà e là quando non è ancora carnevale.
A volte mi guardo e vedo più anni di quelli che ho e la cosa mi spaventa.
A volte m guardo e mi vedo bella, ma soprattutto dentro, allora, ho paura che sia solo una percezione del mio ego e che gli altri non mi vedano, o mi vedano da un angolo che mi tiene in ombra.
A volte mi sento un poeta maledettamente sregolato, irrazionale, e stortignaccolo,un pittore che dipinge senza conoscere la teoria della sua arte regalando a se stesso e al mondo capolavori di passione e istinto.
A volte mi guardo e vedo una tartaruga goffa, che decide di farsi vedere alla luce e che all'ultimo momento cambia idea ritornando nel suo guscio.
A volte mi sento il piccolo principe, sul suo magico pianeta fatto apposta per lui, che guarda il mondo e piange perchè vorrebbe farne parte.
A volte mi rivedo nella bambina che ero, un po matta come sono ora, che voleva vedere e andare sempre oltre la linea di confine imposta.
A volte mi piaccio così, anche se devo migliorare.
A volte mi guardo e penso" che strana creatura che sei".. riuscirai a regalare agli altri tutta la bellezza che ti brucia dentro senza esplodere?..