
Bene.
Quanto mi piace la presa di coscenza.
Quando mi accade,tiro su un sospiro di sollievo perchè comincio ad educare i pensieri e a tenerli al guinzaglio senza che si espandano, ma ho voglia di lasciarli parlare e di asciugare le poesie che mi sputo addosso meravigliosamente.
Qui dietro alle mie persiane rosse_
Sotto i bordi delle cartoline incastrate negli specchi_
Nelle tazze scheggiate dove raduno le matite colorate_
Sulle candele consumate nei miei sogni_
Sui giochi di luce di vetri dispettosi_
Sulle sciarpe che sanno di me_
Sull'argento sparso disordinatamente ovunque_
Qui cè poesia, come in tutte le cose che ho toccato con gli occhi, senza parlare.
Cè infanzia, vecchi diari di parole di cui ancora non sapevo il significato e che usavo solo per il piacere di saperle scrivere.
Qui ci sono le mie trasformazioni soffici, cè quel filo che mi stringeva come uno spago e che ora conduco dove io voglio, è il mio filo.
Qui cè l'estate che sa di basilico e la primavera che mi sconvolge l'emozione;
cè l'inverno di lana gialla e l'autunno dei miei alberi.
Qui ho con me tutte le stagioni e i profumi e l'aria, l'acqua, la neve abbracciate insieme.
Qui cè la colazione della domenica e la cioccolata nascosta;
le maglie larghe per volteggiare meglio su questo filo fragile, e quelle strette della notte, così adrenalinica, scura, seducente come a volte voglio essere per me.
Oro e polvere magica sulle mie pagine_
Bicchieri dove ho lasciato la mia impronta_
Foglie ritagliate_
Cucchiaini sporchi di miele, per esaudire i desideri_
Lettere di compleanno ammucchiate nei cassetti_
Un arcobaleno per vestire gli occhi_
Vorrei fare di me una dama dalle mani macchiate di campagna e di erba verde.
Vorrei tagliarmi i capelli e conservare il viso antico.
Sento una personalità che sboccia e palpita, che si contrae e che canta elettricità.
E quella nuvola, quel grigio che sa di impreciso e impalpabile, si schiarisce a poco a poco fino a scomparire.
Cè solo luce qui, e quando voglio posso amare la pioggia più violenta e saperla addolcire catturando il suono di quelle goccie che prima di cadere scintillano come lucciole.
E' il fascino di tutto quello che decade e che muore ed io, piccola versione di un Ameliè meno grande, sono morta tante volte e rinata come meglio potessi riuscire.
Ho conosciuto le piccole onde pur restando ad aspettare quella perfetta, quella da cavalcare, quella per cui ha senso nuotare e tacere per non fermarsi a guardare riflettere uno sguardo perso su un acqua priva di risposte.
Non la conosco quell'onda, forse l'ho già conquistata in un passato senza tempo, ma non appartiene a nessun ricordo, e farà in modo che io non la possa riconoscere, perchè così è sicuramente più bello.
Ho un cielo intero di stelle diverse, una per ogni istante, una per ogni stato d'animo, per ogni sorriso che conquisto.
Quante cose ho...
Talmente tante che a volte me ne scordo, perchè so rendermi elegantemente triste.Ma ci sono momenti in cui apprendo e mi sperimento.Così ho iniziato ad "impararmi"
.. non eri tu, ma io mi sono trovata bella e basta questo.
Qui ci sono io.
Il piccolo principe e la rosa insieme, sono la piccola mano che si prende cura del fiore, e sono il fiore che ama il suo padrone.
E cè anche quella camapana di vetro, quel bozzolo ovattato, quel nido caldo che avrò voglia di infrangere e riaggiustare ogni volta che rimarrò affascinata da un buon osservatore.
Mi guardo fiorire,
le ali ci sono ancora, e sono più belle.
Non qui ma qui, forse più qui.Una pietra grezza.